Le interviste dentro l’uovo di Pasqua. L’esordio in C Gold di Edoardo Maschietto

Edoardo Maschietto, 19 anni ed il suo debutto in C Gold.

IL SECIS BCJESOLO IN C GOLD

“Ma ha chiamato proprio me”? Il debutto in C Gold di Edoardo Maschietto. Qui le sue emozioni ed un po’ di lui.

 

Minuto 38 e 01” di gioco di Secis BCJesolo-Piani Junior Bolzano sul 62-33 per noi. Ecco sul cubo dei cambi Edoardo Maschietto pronto a fare il suo esordio in C Gold, alla sua prima convocazione in prima squadra, a fargli posto Nicola Maestrello, un altro, come Edoardo, prodotto fatto e finito in casa nostra. Un sogno che si realizza, una prima volta che non si scorda mai. Una data che il nostro Edo fisserà da qualche parte come un tatuaggio indelebile del suo percorso di vita.

“Ero molto teso a dire il vero, magari fuori non lo davo a vedere ma dentro di me sapevo che stavo iniziando un percorso, un qualcosa di importante” così Edoardo Maschietto prova a spiegarci le sue emozioni. “Ho sempre seguito le partite della prima squadra fin da “piccolino” e ho sempre voluto entrarci e dare il mio contributo alla squadra. Nel riscaldamento mi sentivo molto bene, finalmente ero tornato a sentire quella tipica atmosfera da pre partita”

“Sinceramente non pensavo di entrare essendo la mia prima convocazione, la settimana di stop che avevo avuto in precedenza pensavo avesse compromesso totalmente la mia comparsa in campo. Una volta visto il proseguo della partita e la voragine tra i due punteggi che i miei compagni avevano stabilito, per fortuna sono riuscito ad entrare anch’io. In un primo momento ero incredulo alla chiamata di coach Teso. Come per dire sono davvero io che devo entrare?”

Sì proprio tu Edoardo.

“Preso coscienza che non stavo sognando mi sono fiondato sul cubo delle sostituzioni ma l’ho fatto a cuor leggero. Per i primi tre quarti mi ero sgolato a incitare i miei compagni e finalmente potevo provare ad aiutarli, sapevo che dovevo entrare e provare a fare il meglio che potevo e cogliere l’opportunità che mi era stata concessa. Non mi aspettavo questo esordio sinceramente ma è stata proprio una bella esperienza che in due minuti ha ripagato tutto il percorso che ho fatto qua a Jesolo negli ultimi anni”.

Minuto 39 (62-33): Biancotto ti pesca dentro l’area sulla destra, Zamattio si tira dietro di sé il tuo marcatore Cudin. Ricevi la palla, esegui la tua meccanica di tiro e…

“E niente, non ho segnato… Sono ancora arrabbiato con me stesso per quel tiro, dopo aver rilasciato la palla sentivo che mancava qualcosa, di sicurezza” ci spiega Maschietto. “Ovviamente non ero caldo e non avevo avuto altre occasioni, è normale quando sei all’inizio devi sapere incidere in quei pochi minuti o secondi che giochi è questo che ti chiedono il coach e la squadra. Dare tutto in quel lasso di tempo.  Sbagliato quel tiro ho cercato di non abbattermi e difendere forte sugli avversari e se meglio ultimi due minuti che ero in campo  siamo comunque riusciti a non prendere canestro per me è già come una piccola vittoria personale, aver dato un contributo perché alla fine è quello che sono chiamato a fare, mettermi a servizio della squadra”.

Quanto si impara ad allenarsi con giocatori di un certo spessore ed esperienza?

“Avevo fatto alcuni allenamenti con la prima squadra anche l’anno scorso. Poi, a partire da questa stagione sono entrato a tutti gli effetti nel gruppo allenandomi sempre insieme a loro. Con Davide Bovo e Paolo Busetto  mi ricordo gli allenamenti che abbiamo fatto l’estate scorsa. Mi trovo molto bene. Sono persone serie, quando si tratta di dover lavorare e preparare le partite la concentrazione è massima. Dopo ci sta stemperare la tensione e Nicola Maestrello è uno che ha sempre la battuta pronta”.

L’altro “Mays”, invece, il nostro capitano che è un po’ mattacchione, un burlone di quelli che ti fanno passare il muso se hai la giornata storta, ti ha chiamato “dio”… abbiamo sbagliato a sentire o ti chiamano così sul serio in spogliatoio?

“Capitan Maestrello è uno che ti sa prendere, mi dà diversi consigli e ti sprona sempre anche dopo gli errori. “Dio” è un nomignolo che mi ha attributo lui. Normalmente dagli altri vengo chiamato “Edo” o “Maschio” è indifferente. Lui però continua a chiamarmi così perché a volte nelle giovanili per scherzare mi chiamavano dio dopo alcune giocate o partite”.

Cose tipiche da campetto e che rendono lo spirito di squadra straordinario in questo sport. Edoardo, parlaci un po’ di te…

“Ho iniziato a giocare puramente per caso, circa cinque anni fa. Mio fratello minore era nel giro del basket jesolano già da due anni mentre io andavo a calcio. Un giorno, ad una partita di mio fratello, il suo coach Giovanni Coppo mi ha visto e mi ha preso sotto la sua ala. Ero molto indeciso all’inizio su che strada prendere dal punto di vista sportivo” ci racconta Edoardo “ma Giovanni ha saputo veramente spronarmi a provare questo sport allenandomi un’intera estate. Dopo successivamente negli anni imparavo sempre di più e ho avuto la fortuna di avere grandissimi allenatori che mi hanno fatto crescere ulteriormente. Ognuno di loro mi ha lasciato un qualcosa dentro che mi ha aiutato a migliorare come giocatore e per questo gliene sarò sempre grato”.

“Come studi faccio un tecnico a Portogruaro e ogni mattina mi sveglio presto perché la scuola è a circa un’ora di corriera da casa mia. Quest’anno ho anche gli esami ma a scuola non ho mai avuto problemi perciò sono tranquillo e sto già pensando di andare all’università per proseguire gli studi” conclude la sua intervista Edoardo Maschietto.

Ufficio stampa Thomas Maschietto

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